“L’artista deve essere cieco nei confronti delle forme riconoscibili e non riconoscibili, sordo ai dettami e desideri del suo tempo, ma con gli occhi aperti dentro di sé, con orecchi costantemente attenti alla voce interiore dell’intima necessità”. Era la visione di Kandinsky scritta nel 1918 in “Lo Spirituale nell’Arte” che sembra coincidere con la necessità interiore di Georgia O’Keeffe di sentirsi un essere plurale, incapace di rientrare ed essere contenuto in una singola immagine di sé, esattamente come i soggetti delle sue tele.
Della stessa sostanza è Rainbow, che non vuole essere una borsa o un fiore, ma la funzione della prima e il profumo appassionante del secondo.